mercoledì 27 marzo 2013

Cappadocia docet...ancora e ancora

Ecco la prima delle banalità più illuminanti dopo aver camminato per ore sul crinale di camini di fate e valli rosse e rosa, fucine di monaci e asceti: la meraviglia non é riproducibile!

Che si tratti di una delle 100 chiese scavate nella roccia lungo la valle dell'ilhara, o di un'intera cittá costruita 15 piani sotto la terra, o di una cittá in cui dopo mille anni ancora si vive in case scavate nella roccia..

la meraviglia di questo luogo é un fatto irriproducibile!

Non so raccontare con esattezza ogni sfumatura delle mie emozioni/sensazioni; credo che la maggior parte di esse si avvicinino allo stupore.

Non é semplice comprendere che un popolo possa aver abitato per 1.000 anni un canyon lungo 15 km vivendo dentro pareti rocciose e solo per poter venerare il proprio dio senza la paura di essere perseguitato.

Altrettanto stupefacente é la storia della valle dell'ilhara protagonista di una "omologazione" etnica alla fine della guerra turco/greca del 1923: ogni famiglia greca (di fede ortodossa) venne allontanata da questa valle e rimandata in Grecia. Mentre ogni famiglia turca nata e vissuta in Grecia fu rimandata indietro in questa valle.

Furono perciò "sradicati" due popoli interi con il risultato che i turchi tornati in Turchia si trovarono con più di 100 chiese bizantine e una eredità artistica e culturale di cui non avevano alcuna cognizione.

É stupefacente come nessun abitante del luogo, neppure le guide, sappia dire con esattezza la ragione di questo rimpatrio forzato. Ogni storia é simile e allo stesso tempo dissimile dalle altre, ma l'epilogo é sempre e comunque l'abbandono di questa terra.

A questo mio stupore ho sommato quello nei riguardi di un popolo talmente ingegnoso da costruire intere città sotto il livello terreno: cittá perfette, profonde talvolta anche fino a 15 piani, pensate per proteggersi dalle persecuzioni durante il periodo iconoclasta.

Tanta era la forza dei monaci, degli asceti e del misticismo in Cappadocia, che l'impero non poteva ignorare e non desiderare di "dominare" tanto potere.

Eppure, nonostante gli abbandoni, le distruzioni, la coesistenza di culture e poi di religioni diverse, questo piccolo lembo di terra rimane ancora, dopo mille anni, intriso pienamente della sua forza mistica...

Al punto che in cima ad uno di quei camini di fate mi sembrava che il tempo non avesse più tutto quel significato e che il mio occhio, seguito dal mio ricordo, fossero l'unico espediente umano per riprodurre la meraviglia!









































lunedì 25 marzo 2013

Cappadocia docet

Dopo un lunghissimo viaggio in bus da Istanbul giungiamo all'estremità più ovest della cappa doccia: Gozelyurt, un luogo mistico non ancora assalito da turisti.

Il paese sembra deserto ma basta entrare in una taverna per scoprire che la gentilezza e un senso quasi religioso dell'ospitalitá sono ancora più visibili in questa parte di terra dove un tempo vivevano in gran parte famiglie greche ortodosse in intere città scavate nella roccia e che oggi restano ruderi che ci regalano alcune delle più belle cose mai viste.

Il nostro alloggio é un ex monastero del 1300 oggi riconvertito a piccolo albergo a gestione familiare.

Qui tutto é calma, silenzio, abbandono e gentilezza estrema.

Ogni forestiero è salutato con estrema cordialità e perfino le donne chiedono di esser fotografate in segno del passaggio di un evento non completamente usuale da queste parti.

La valle dell'ilhara é una delle cose più intense che un viaggiatore possa capitare di vedere, il silenzio che domina questa valle sarà un ricordo prezioso che porterò con me per molto tempo ancora..

Ma il viaggio continua...